martedì 22 dicembre 2009

I missili di Comiso

Un’altra delle battaglie condotte dal gruppo de I Siciliani fu quella contro l’installazione dei missili Cruise nella base Nato di Comiso. La rivista si schierò con il movimento pacifista che in quegli anni si mobilitava affinché i Cruise non fossero installati.
“Un giorno accadrà che i nostri figli o nipoti che ancora debbono nascere ci guarderanno negli occhi con un sorriso sprezzante, e ci chiederanno: voi dove eravate quando fu deciso di costruire la base dei missili a Comiso e condannarci quindi a una vita provvisoria. Come vi siete permessi di appropriarvi anche del nostro destino umano prima ancora che fossimo concepiti. Un essere umano afflitto da un'atroce inguaribile deformità, il quale apprende che il padre pur sapendo che sarebbe stato malato, deforme, infelice, volle tuttavia egualmente farlo nascere, ha il diritto di sputare in faccia al padre”.
[Giuseppe Fava, Ti la scio in eredità i missili di Comiso, I Siciliani, n.1 gennaio 1983]
Erano ancora gli anni della guerra fredda, il muro di Berlino non era caduto: da una parte il blocco occidentale, dall’altra quello sovietico e, paradossalmente, al centro l’Italia e la Sicilia. Nel cuore della Sicilia, a Comiso, in provincia di Ragusa, furono istallati i missili Cruise, senza chiedere il parere dei siciliani, in una delle tante basi Nato sparse nell’isola. Si creò un forte movimento e da tutta Europa arrivarono a Comiso i pacifisti. La rivista si schierò con loro.

Nel consueto modo di lavorare furono condotte inchieste e reportage: 16 servizi firmati quasi tutti da Giuseppe Fava, Riccardo Orioles e Miki Gambino. Si rivelò il fatto che la mafia aveva acquistato e continuava ad acquistare terreni intorno alla zona della base per poter poi rivenderli agli americani per future costruzioni che sarebbero sorte intorno alla base.
Ci sono già più di quattromila ettari di ottimo terreno - tremilacinquecento ad Acate, dieci chilometri da Comiso, e cinquecento a Vittoria - in mano ai «palermitani», che si son messi a comprare fin dal '79. «Palermitani», si noti bene, non vuol necessariamente dire mafiosi; e infatti: «brave persone, tutte bravissime persone» teneva a dichiarare il sindaco di Acate, Salemi. Tuttavia, almeno qualcuno di loro, se non altro per via di parentela, una qualche idea di che cos'è la mafia potrebbe essersela pur fatta. Per esempio tale Giovanni Gambino, venuto qui nella lontana giovinezza (dodici anni di soggiorno obbligato) e rimastovi poi come rispettabile proprietario di una grossa fattoria in contrada. Poggiodiferro di Acate: suo cugino era don «Joe» Gambino, notissimo a Brooklin e dintorni e non precisamente per opere di bene. Sulla faccenda, adesso, stanno indagando da un canto il commissario all'Antimafia De Francesco e dall'altro la Procura di Palermo. Indagini del tutto fuor di luogo secondo il segretario democristiano Modica, persuaso che mafia non ce n'è e non ce ne potrà mai essere; indagini sante e benedette secondo il vecchio leader pacifista Cagnes, che già un anno fa aveva denunciato - ovviamente, inascoltato - il pericolo di un'invasione mafiosa a seguito di quella militare.
[Riccardo Orioles, Referenziato ariano cercansi per guerra nucleare, n.6 giugno 1983]
Oltre a questo fu denunciato il fatto che strategie militari prevedevano che altre numerose testate fossero dislocate su tutto il territorio siciliano e che in caso di attacco “nemico” i missili di Comiso fossero dislocati in altre zone più nascoste aumentando così la superficie delle zone a rischio di attacco nucleare.

La verità è che gli alti comandi - e naturalmente anche alcuni politici italiani di vertice - sanno che la situazione è ben più terrificante. I missili atomici in dotazione ufficiale alla base di Comiso saranno dislocati in tutta la Sicilia, sicché in caso di un conflitto, l'aggressore non colpirà soltanto l'impianto di Comiso, ma sarà costretto a colpire tutta la Sicilia, ogni luogo, ogni paese, bosco, profonda vallata, montagna dove i missili atomici potrebbero essere nascosti. La previsione è logica come un teorema: cinque, sette, dieci testate atomiche si abbatterebbero su tutta l'isola per distruggere sicuramente il potenziale di offesa nucleare. Non una città o una provincia, o territorio più remoto potrebbe sfuggire alla tragica successione di lampi atomici. L'ipotesi è di una distruzione totale per milioni di siciliani. Questo va garbatamente spiegato anche a catanesi, palermitani, trapanesi i quali magari sulla questione avranno avuto un maligno, spontaneo pensiero: tanto Comiso è nel centro degli Iblei.
[Giuseppe Fava, 5 milioni di siciliani bruceranno in un lampo, n. 3 marzo 1983]
La rivista contribuì alla riflessione critica sull’installazione: illustrò con servizi, tabelle, interviste, grafici la potenza e le caratteristiche tecniche dei missili Cruise e di altre eventuali testate atomiche [Miki Gambino, Né acqua né turisti solo cannoni, n. 3 marzo 1983] ed evidenziò la pericolosità di una base di quelle dimensioni nel cuore della Sicilia; diede voce ad intellettuali che erano contrari all’installazione; raccontò e fotografò il movimento pacifista, il suo look, il rapporto con i cittadini di Comiso:
Sacchi a pelo fra l’erba alta, tende, mucchi di cartacce e lattine vuote rigorosamente raccolte in un canto dello spiazzo, e due bambine che osservavano con curiosità i poliziotti e i pacifisti. In fondo a destra, vicino al muro di cinta dell’aeroporto, c’era una ventina di giovani, seduti in circolo, che mangiavano mele e parlavano a bassa voce. Il milanese barbuto e scalzo che ci accompagnava diceva che erano quelli del coordinamento internazionale antimilitarista; stavano discutendo l’organizzazione della prossima marcia europea per la pace, in Sicilia a primavera. Mentre uno parlava, due ragazze facevano il giro del circolo, traducendo nelle varie lingue: un sorriso di comprensione passava così dall’una all’altra barba mentre esse andavano da un orecchio all’altro”.
[M.Gambino, R.Orioles, Quelli di Comiso, I Siciliani, Febbraio 1983]
Il mensile testimoniò inoltre i giorni di festa e le manganellate; dipinse le cosiddette “donne di Comiso”, le donne pacifiste, siciliane e non, che conducevano le proteste, e infine condusse delle inchieste anche sulle altre basi satelliti e i centri radar che in Sicilia in quegli anni proliferavano.
La battaglia sui missili di Comiso fu però persa e dal giornale si levò un’accusa amara verso la gran parte dell’opinione pubblica che era “rimasta inerte e sonnolenta dinnanzi all’evento”.



L’estate che volge al termine è infatti l’ultima estate che i siciliani vivono senza i missili atomici, cioè ancora con la speranza che, nel caso di guerra fra le grandi potenze, la Sicilia possa essere esclusa dai bersagli nucleari. La prossima estate sarà diversa: nella coscienza di tutti i siciliani, ricchi o poveri, geni o imbecilli, onest’uomini o lazzaroni, ci sarà la certezza dell’olocausto atomico in caso di conflitto. […]La prossima estate i bambini che ora hanno cinque, otto, dieci anni, acquisiranno l’incontestabile diritto, fra quindici, venti o trent’anni, a sputare in faccia ai loro padri, chiedendogli: e Tu, quando decisero di installare i missili a Comiso e quindi - per qualsiasi futura guerra mondiale - di offrirci al sicuro sacrificio atomico, Tu dov’eri? […] Questa è la cronaca e quindi il documento di una sconfitta! E’ inutile che stiamo ancora qui ad ingannarci con cose vecchie e inutili: il generoso slancio delle popolazioni siciliane, la passione di migliaia di giovani accorsi da tutta Italia, la coscienza civile della gente di Comiso, le veementi polemiche in Parlamento, ed altre inutili e sapute cose. Se vogliamo valutare la tragica vastità della sconfitta, bisogna avere l’onesto coraggio di guardare le cose come veramente accadono. Nella realtà l’opinione pubblica siciliana, quella erede dei Vespri e dei picciotti garibaldini, è rimasta inerte e sonnolenta dinnanzi all’evento. […] La buona gente di Comiso ha accettato i missili in casa. Taluni sono insorti ma sono stati sbeffeggiati, se avevano un partito spesso rinnegati dal loro stesso partito. I più hanno pensato a quanto sarebbe cresciuta di valore la terra, e quali potevano essere le aree fabbricabili, e quanti alberghi, motel, ristoranti, macchinette di war-game, bettole, botteghe di pizzicagnoli, appalti di trasporti, servizi, pulizie, potessero abbisognare agli americani, e quale dunque l’affare più lucroso, e come farsi pagare in dollari, qualcuno certo avrà persino riflettuto che l’ottanta per cento degli americani saranno giovani, e il cinquanta per cento scapoli, e segretamente sta già radunando ragazze per case d’appuntamento.
[Giuseppe Fava, L’ultima estate senza i missili, I Siciliani, Settembre 1983]
I giornalisti non mancarono in seguito anche di raccontare l’arrivo dei missili in Sicilia e la loro dislocazione nelle Basi Nato regionali:
A proposito di Cruise, finalmente sono arrivati i primi, sistemati provvisoriamente in quel luogo notoriamente lontano da centri abitati che è la base USA di Sigonella, a 15 chilometri da Catania, a 10 da diversi altri paesi della zona […]; l’unico punto oscuro nella storia di questi “sigari” micidiali è quello della “doppia chiave”: gli americani volevano darcela, ma noi per risparmiare l’abbiamo rifiutata, cosicché quando verrà l’alba fatale forse nemmeno ci sveglieranno per avvertire.
[Miki Gambino, I missili in città, I Siciliani, Novembre 1983]
La Sicilia si trasformava in uno dei cardini della struttura militare della Nato e i siciliani sembravano non interessarsene:
I siciliani sembrano non accorgersene, o fanno finta di niente. Un atteggiamento che amareggia e induce a delle riflessioni: essere siciliani non è una condizione solo geografica, ma anche dello spirito: essere nati in Sicilia, scegliere di restarvi, pone di fronte ad altre scelte, difficili ma inderogabili.
[Miki Gambino, I missili in città, I Siciliani, Novembre 1983]
  • Stumble This
  • Fav This With Technorati
  • Add To Del.icio.us
  • Digg This
  • Add To Facebook
  • Add To Yahoo

Creative Commons License
Questa opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons.
 
I Siciliani di Giuseppe Fava è un blog pubblicato sotto licenza Creative common
theme by Introblogger