sabato 5 dicembre 2009

I Siciliani nuovi: Fondatore Giuseppe Fava 1993-1996


L’attenzione dei giornalisti de I Siciliani alle cronache isolane non era mai mancata, anche negli anni successivi alla chiusura del giornale, avvenuta nel 1986. Da quel momento le vite dei redattori si erano divise. Riccardo Orioles era emigrato a Roma ottenendo dal 1989 il ruolo di caporedattore nel nuovo settimanale nazionale Avvenimenti [Avvenimenti – Settimanale dell’Altritalia, è stato un settimanale italiano, fondato nel 1989. Tra i giornalisti citiamo Diego Novelli, Claudio Fracassi (Direttore responsabile), Riccardo Orioles e Piero Pratesi]. Insieme all’aiuto di alcuni altri redattori de I Siciliani,
tra cui Miki Gambino, aveva impresso un'impronta siciliana al settimanale romano.
Dopo anni di esperienze passate altrove, i giornalisti si erano ritrovati per ripartire ancora dalla Sicilia. I Siciliani riaprirono all’inizio del 1993. Nel mese di marzo uscì il primo numero del mensile del nuovo corso: I Siciliani nuovi, fondatore Giuseppe Fava. In copertina " Allonsanfan parte seconda", e anche il numero di conto corrente con il quale era possibile sostenere la redazione. Raccontavano I Siciliani nel loro primo editoriale a proposito di quegli anni:
Tante cose si muovono, dopo tredici anni. Noi possiamo tornare in edicola oggi con “I Siciliani” anche grazie all’esistenza di un giornale libero e autogestito come “Avvenimenti”: che a sua volta difficilmente avrebbe potuto crescere se non avesse avuto alle spalle l’esperienza dei “Siciliani”. Oggi contiamo sull’aiuto, in quaranta città d’Italia, di un movimento giovanile come “L’Alba”; che è nato e si è sviluppato, quest’estate, riprendendo elementi dei Siciliani-Giovani degli anni Ottanta. Abbiamo fra i nostri primi interlocutori testate e associazioni come il Coordinamento antimafia di Palermo, Società Civile di Milano, la “Voce della Campania”, e altre ancora; ciascuna di esse ha imparato qualcosa dai “Siciliani”, e da ciascuna a nostra volta abbiamo imparato qualcosa. Decine di giornalisti, e centinaia di militanti civili, in giro per l’Italia sono nati in quegli anni. E’ il momento di unirsi, diciamo a tutti loro, di fare qualcosa di più grande ancora. R.Orioles, M.Gambino, C.Fava, Allonsanfan parte seconda, I Siciliani nuovi, Marzo 1993.
Durante gli anni Novanta ad Avvenimenti erano sempre state controllate le personalità di spicco dell’impunità siciliana. Come nel caso dell’inchiesta che coinvolgeva un giro di tangenti per la costruzione di un polo fieristico a Catania in cui erano imputati il cavaliere del lavoro Finocchiaro e il democristiano Nino Drago. L’inchiesta era stata redatta da due giornalisti de I Siciliani che erano corrispondenti di Avvenimenti da Catania, Sebastiano Gulisano, entrato nel gruppo dopo il 5 gennaio 1984, e Gianfranco Faillaci, uno dei ragazzi unitosi grazie all’esperienza de I Siciliani giovani. Altri giornalisti del nucleo fondatore de I Siciliani si erano sparpagliati per l’Italia, come Antonio Roccuzzo e Claudio Fava, mentre altri erano rimasti a lavorare, anche in altre professioni, alle pendici dell’Etna.
Claudio Fava, dopo essere stato corrispondente dal Sud America per L’Unità e collaboratore di Avvenimenti, tornò in Italia per diventare uno dei volti principali del progetto politico de La Rete insieme a Leoluca Orlando. La Rete - Movimento per la democrazia nata nel 1990, a quanto pare proprio nella redazione di Avvenimenti dalle idee di alcuni intellettuali siciliani e non, proponeva un programma antimafia e una partecipazione gestita mediante una forma avanzata di democrazia dal basso.

Leoluca Orlando, al tempo sindaco di Palermo, sostenuto dai movimenti cattolici coordinati da padre Ennio Pintacuda, uno degli esponenti della primavera palermitana, diventò il simbolo della lotta alla mafia, soprattutto dopo essere uscito polemicamente dal partito democristiano, colpevole a suo avviso di forti collusioni mafiose. 
Claudio Fava nel 1991 fu eletto all’Assemblea Regionale Siciliana, nel 1992 diventò deputato alla Camera e nel 1993 arrivò al ballottaggio con Enzo Bianco, altro esponente del centrosinistra catanese, per essere sindaco di Catania. Nella elezione comunale mancavano alcuni degli esponenti della DC e del PSI ormai inguaiati dalle inchieste della magistratura: Mannino, Nicolosi, Lombardo e Andò. Tutti erano stati inquisiti principalmente per voto di scambio. Le elezioni investirono Enzo Bianco della carica di sindaco di Catania.
Quando ormai ognuno dei giornalisti che costituivano lo zoccolo duro de I Siciliani poteva ritenersi finanziariamente stabile, senza acqua alla gola, poterono cominciare insieme a pensare di sostenere una nuova riapertura del giornale, anche in una nuova veste. L’idea di Giuseppe Fava non li faceva smettere di pensare al quotidiano come mezzo indispensabile per cercare di cambiare il volto all’informazione regionale.

Il contesto storico

La riapertura del giornale avvenne all’inizio del 1993. È l’anno successivo alle grandi stragi palermitane in cui persero la vita i magistrati Giovanne Falcone e Paolo Borsellino. Il 15 gennaio del 1993 era stato intanto arrestato Totò Riina, capo di Cosa nostra palermitana. Nello stesso anno ormai l’impero dei cavalieri del lavoro di Catania era notevolmente incrinato. Perseguiti dalla legge per diversi processi, per associazione mafiosa, tangenti e fatture false, sfuggivano comunque alla giustizia.
Il 3 ottobre del 1989 L’Unità pubblicava tre dossier dell’ex questore di Catania Luigi Rossi nei quali si chiedeva alla Procura di Catania di inviare al soggiorno obbligato, in quanto mafiosi, i cavalieri del lavoro Gaetano Graci, Carmelo Costanzo e Mario Rendo. La Procura archivia qualche mese più tardi.
Il 2 aprile 1990 Gaetano Graci, Carmelo e Pasquale Costanzo sono prosciolti dall’accusa di essere mafiosi dopo le accuse del pentito Antonino Calderone. Gli imprenditori, per il giudice istruttore Russo, avrebbero agito in «stato di necessità», ovvero sarebbero stati costretti a subire la protezione del clan Santapaola, alla stregua di una sorta di «contratto di assicurazione». Calderone aveva anche citato un omicidio commesso dal clan Santapaola nell’interesse del cavaliere Costanzo. Tre anni dopo, il magistrato Giuseppe Gennaro impugnerà la sentenza, ma gli imputati saranno ancora prosciolti.
 Il boss catanese Nitto Santapaola, dopo una latitanza di tredici anni, venne arrestato alle porte di Caltagirone. Intanto l’arresto e il pentimento di Antonino Calderone, fratello del boss Giuseppe ucciso nel 1978 proprio da Santapaola, portò alla ribalta numerose informazioni sui rapporti tra la mafia catanese e quella palermitana, con particolare attenzione alle collusioni con il mondo della imprenditoria e della politica. Si scoprì così che gran parte delle cose che I Siciliani avevano scritto in quegli anni, le collusioni mafiose dei cavalieri e dei comitati d’affare, erano tutte confermate dal pentito Calderone.
Nel maggio del 1993 venne arrestato Nino Drago, uomo di fiducia di Andreotti, insieme al socialista Giulio Tignino. Furono incriminati per aver riscosso miliardi di tangenti per la costruzione del Centro fieristico di viale Africa a Catania. Vennero accusati dal cavaliere Finocchiaro, che aveva “vinto” l’appalto mediante un esborso notevole di tangenti. Nella stessa operazione furono raggiunti da avvisi di garanzia l’ex ministro Salvo Andò, l’ex presidente della Regione Rino Nicolosi e il deputato repubblicano Salvatore Grillo [Nel luglio del ‘94, Andò, Nicolosi, Drago e Grillo saranno arrestati con l’accusa di associazione per delinquere, finalizzata al controllo degli appalti a Catania. Seguiranno altre inchieste, altri arresti, altri processi]. Lo scandalo, nel mese di ottobre del 1989, era stato denunciato dal settimanale Avvenimenti.
Nel 1992 era avvenuta la chiusura dello storico quotidiano di Palermo L’Ora, appena prima delle stragi palermitane. C’era così la possibilità di inserirsi nello stesso spazio lasciato vuoto dal quotidiano palermitano. Inoltre l’impero di Ciancio in quel periodo soffriva una piccola crisi a causa di problemi nella raccolta pubblicitaria. Per I Siciliani era il momento giusto per fondare un quotidiano basato sulla iniziativa di alcuni imprenditori e sull’azionariato popolare. Sarebbe stato il primo quotidiano siciliano a poter essere stampato da una cooperativa di giornalisti. Una grande scommessa del Sud.
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